Il complicato rapporto con Instagram: dall’inizio

Lorenzo e basta
2 min readJan 24, 2024

Instagram è il social del momento, anche se ormai vede la sua leadership intaccata dal cinese TikTok ormai da diverso tempo. Diciamo che nella fascia dei millenial va ancora forte e io ci sono dentro in pieno quindi non posso fare finta di non farne parte.

Il percorso sul social di Meta è iniziato intorno al 2015 e con ampio ritardo rispetto ai miei coetanei, inizialmente col mio profilo privato dove postavo cose abbastanza a caso e poi a partire dal 2017 col mio profilo @bedosmototour dedicato completamente alle mie peregrinazioni motociclistiche.

Ho dedicato anni a quel progetto, lavorando per produrre fotografie sempre migliori, post tematici e articoli per il blog associato…ma i numeri non sono mai arrivati. Odiavo fare le storie e poi odiavo pure fare i reel, quindi sostanzialmente il mio account è lentamente sprofondato nel dimenticatoio dell’algoritmo, parcheggiato a 1750 follower malcontati.

Il punto è che il social è diventato una malattia. Una ossessione quasi perversa fatta di like, follow, insights e DM dove ogni minuto della giornata veniva influenzato da pensieri riguardanti i contenuti. Cosa postare stasera, a che ora farlo, che tag mettere, cosa scrivere nella caption e così via.

Solo che i social non sono meritocratici, manco per il cazzo.

Le fotografie tecnicamente valide non erano abbastanza, i luoghi visitati non erano abbastanza, la quantità di contenuti alla settimana nemmeno e la situazione peggiorava…peggiorava…peggiorava finchè — saltando un po’ di passaggi — presi forza e un bel giorno pubblicai un post in cui dicevo che quello sarebbe stato l’ultimo e disinstallai l’applicazione

Inutile dire che ricevetti qualcosa tipo 4 like (che cazzo hai da metter like, tra l’altro?!) e uno o due commenti dispiaciuti.

Fu un bel periodo. Passai diverse settimane in uno stato d’animo abbastanza strano dove convivevano un mix di senso di leggerezza e di mancanza di notifiche, una sorta altalena tra pace e crisi di astinenza ma che nel complesso ritenni positivo. Col passare delle ore e dei giorni l’istinto a mettere la mano in tasca scompariva e le emozioni dei momenti vissuti in sella tornavano ad essere protagoniste dentro la mia testa e in ogni fibra del mio corpo.

Durante i giri in moto non serviva più fermarsi per fare storie, accostare milleduecento volte per scattare fotografie e prendere mille appunti mentali su cosa scrivere. Ero tornato a guidare godendomi quello che stavo facendo.

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Lorenzo e basta

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